I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

I disturbi del comportamento alimentare sono un insieme di alterazioni ricorrenti nell’assunzione o nell’assorbimento di cibo, caratterizzati da comportamenti che ne alterano l’abituale consumo, causando conseguenze sia sul piano fisico che su quello psicosociale.
Nel corso dell’evoluzione, il cibo ha assunto per l’uomo un valore che va oltre il semplice sostentamento. Esso, infatti, rappresenta un’occasione di condivisione sociale ed è strettamente associato al piacere, coinvolgendo i circuiti cerebrali implicati nella ricompensa. A causa del ruolo confortante che il cibo può assumere e della stretta relazione tra cervello e sistema intestinale, spesso una forte attivazione emotiva genera un’alterazione del comportamento alimentare. A tutti può capitare, occasionalmente, di eccedere nelle dosi di cibo ingerito o di saltare dei pasti a causa di un momentaneo malessere; tuttavia, quando la disregolazione alimentare diventa abituale può sfociare in un vero e proprio disturbo del comportamento alimentare e generare serie conseguenze sia fisiologiche che psicologiche.
Le persone affette da disturbi alimentari sviluppano gradualmente degli atteggiamenti estremi nei confronti degli alimenti, con conseguente sviluppo di pensieri ed emozioni negative riguardo il cibo e il proprio corpo.
Le manifestazioni dei disturbi alimentari sono varie e si diversificano da un soggetto ad un altro. Il DSM 5 (Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali) ne individua alcune categorie principali:
- -Anoressia nervosa;
- -Bulimia nervosa;
- -Disturbo da Binge Eating;
- -Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo;
- -Pica;
- -Disturbo da ruminazione.
Tuttavia, queste sono solo alcune delle possibili espressioni del disturbo alimentare. Qualsiasi comportamento nutritivo e alimentare, che si potragga nel tempo, causando disagio clinicamente significativo e impattando il funzionamento dell’individuo nella propria vita quotidiana, è potenzialmente inquadrabile come disturbo del comportamento alimentare e necessita di attenzione clinica.
Quali sono i sintomi a cui prestare attenzione?
Tra i comportamenti più frequenti legati ai vari disturbi si riscontrano:
-assunzione ridotta o incontrollata di cibo;
-evitamento di alcuni cibi specifici;
-ingerimento di sostanze non commestibili;
-aumento o diminuzione di peso;
-condotte di compensazione quali vomito, sessioni estreme di attività sportiva, utilizzo di lassativi.
Alcuni individui, inoltre, sperimentano nel corso del tempo più di una tipologia di disturbo alimentare; sebbene le alterazioni comportamentali differiscano da un disturbo all’altro, infatti, alcuni pensieri e alcune emozioni sottostanti possono essere sovrapponibili. Tra le più comuni manifestazioni psicologiche del disturbo alimentare troviamo:
- un’estrema preoccupazione per il peso corporeo, il cibo ingerito, le calorie assunte;
-senso di colpa;
-pensieri negativi e insoddisfazione associati alla propria immagine corporea;
-intenso disgusto per l’aspetto o l’odore di alcuni cibi;
-scarso autocontrollo.
Oltre ad essere lesivo per la propria salute, l’individuo affetto da disturbo alimentare può sperimentare anche una serie di sintomi cognitivi e psicologici e un importante disagio sociale, che possono manifestarsi con:
-frequenti sbalzi d’umore;
-diminuzione dell’autostima;
-disagio nella condivisione sociale del pasto, fino al totale evitamento;
difficoltà di concentrazione;
-disturbi del sonno.
Quali sono le cause dei disturbi del comportamento alimentare?
Le cause dei disturbi alimentari non sono del tutto chiare, ma risentono dell’influenza di fattori biologici, genetici, ambientali e sociali. Si riscontrano inoltre frequenti comorbilità tra i disturbi alimentari e altre psicopatologie quali, ad esempio, ansia, depressione, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi di personalità.
I disturbi alimentari si possono superare. Un percorso psicoterapico, e in particolare una terapia cognitiva e comportamentale, rappresenta il trattamento d’elezione per tale categoria di disturbi, agendo sia sul piano psico-educativo che sul piano comportamentale. Un percorso di psicoterapia, infatti, aiuta l’individuo ad:
-identificare pensieri ed emozioni che sostengono il disturbo;
-monitorare il proprio umore prima e dopo il comportamento alimentare;
-individuare le cause del disturbo e affrontarle;
-costruire strategie per una graduale sostituzione dei comportamenti disfunzionali con comportamenti sani;
-esplorare alternative più funzionali di gestione dello stress e della sofferenza psicologica.
Talvolta, accanto al trattamento psicoterapico è utile un trattamento farmacologico, che sostenga l’individuo sul piano dell’umore per prevenire i comportamenti disfunzionali e rafforzare autostima e autoefficacia. Nel caso di gravi conseguenze fisiche del disturbo alimentare, quale obesità, perdita eccessiva di peso, o disturbi gastrointestinali, può rendersi necessario un trattamento multidisciplinare che preveda la stretta collaborazione di varie figure professionali quali psichiatra, nutrizionista, psicoterapeuta e altre specializzazioni mediche, che valuteranno anche la possibilità di ricovero presso ospedali e centri specializzati.
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